Un minuto di silenzio? No, quella volta il silenzio non bastava. Per dire basta, per esprimere un dolore che scuote le radici della nostra società, il Baskin Schio ha deciso di fare rumore, un rumore forte, che rimbomba e arriva dritto al cuore. Più di 200 fischietti, suonati all’unisono da giocatori, allenatori, staff e pubblico, in un gesto che non solo ha fermato la partita, ma ha mandato un messaggio potente a chiunque stesse guardando.
È il momento di fermarsi, di dire basta. Basta con la violenza, basta con le ingiustizie, basta con i soprusi.
Era un messaggio che parlava a tutti, che non ha avuto paura di alzare la voce. Perché troppo spesso, quando le parole non bastano, è il rumore che fa la differenza.
Il gesto del Baskin Schio non è stato solo una reazione a un fatto di cronaca che ha scosso la città e il Paese intero. È stato un segno di resistenza, un affronto a chi vuole chiudere gli occhi di fronte alla realtà, un atto di coraggio che ha visto, ancora una volta, lo sport come veicolo di un cambiamento possibile. Quando la violenza si fa protagonista, la risposta deve essere altrettanto forte, deve essere in grado di scuotere le coscienze e costringere tutti a riflettere. E il rumore di quei fischietti ha fatto esattamente questo.
Un messaggio a tutte le vittime di violenza, un messaggio che grida che non sono sole.
È il momento di dire basta, e il rumore di quei fischietti ha detto tutto.
